Amelia – “La dipendenza ti rende schiavo”, l’alberghiero di Ladispoli incontra la comunità di don Pierino

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    AMELIA – Un incontro importante che rimarrà nella memoria degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli: è quello che si è svolto mercoledì 15 marzo nell’Aula Magna di via Y. De Begnac con i responsabili della comunità “Molino Silla” di Amelia. “L’iniziativa – ha spiegato la Prof.ssa Dina Cerroni, Docente di Francese dell’Istituto – rientra nell’ambito delle attività di Educazione alla legalità e prevenzione dei comportamenti devianti.

    Già negli scorsi anni il nostro Istituto ha avuto la possibilità di confrontarsi con i membri dello staff del Centro di Recupero fondato da don Pierino Gelmini, per conoscere le sue attività e ascoltare le difficili esperienze dei suoi ospiti.

    La Comunità Incontro è da sempre impegnata, nelle Scuole Secondarie di primo e secondo grado, in iniziative di prevenzione e sensibilizzazione nell’ambito di diversi progetti come “Meet Life” basato sulla prima piattaforma interattiva dedicata alla lotta contro le dipendenze patologiche.

    Ringraziamo dunque i Responsabili della Comunità Incontro per essere tornati oggi nel nostro Istituto per descrivere i rischi dell’assunzione di sostanze stupefacenti. E’ nostro dovere di educatori porre in essere tempestivamente strategie di prevenzione efficaci, offrire spazi di ascolto, di confronto e orientamento. Solo così saremo certi di assicurare agli studenti la protezione migliore contro il rischio di devianze e dipendenze”.

    “Assistiamo a casi sempre più numerosi di disagio giovanile – ha aggiunto la Dirigente scolastica dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” Prof.ssa Vincenza La Rosa – ma sappiamo che la condotta minorile deviante è spesso un grido e una domanda di aiuto, che dobbiamo saper cogliere, cercandone le cause ma soprattutto offrendo il nostro sostegno per rafforzare la criticità e la fragilità di ogni processo di crescita. La letteratura scientifica, d’altra parte, individua proprio nell’adolescenza e nella preadolescenza le fasi più a rischio per l’adozione di comportamenti basati sulle dipendenze patologiche. Questa giornata si pone dunque l’obiettivo di fornire un’adeguata formazione/informazione che parta dalle testimonianze di chi ha vissuto un’esperienza drammatica riuscendo fortunatamente ad uscirne”.

    Nel corso dell’incontro, dopo gli interventi toccanti di tre giovani ospiti di Molino Silla e quelli di due esperti, la psicologa Dott.ssa Tania Fontanella e il coach, membro del Direttivo della Comunità Incontro, Marco Araclea, è stato presentato l’innovativo Progetto “Meet Life”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento Politiche Antidroga), avente come obiettivo quello di sensibilizzare adolescenti e ragazzi sulle tematiche delle dipendenze ispirandosi al metodo dell’edutainment: sei diverse simulazioni di contesti reali effettuate con visori per realtà virtuale, per immergersi in prima persona negli scenari di rischio.

    La storia della Comunità Incontro (https://www.comunitaincontro.org/) inizia a Roma il 13 febbraio 1963 quando Don Pierino Gelmini, allora segretario del cardinale Luis Copello (Arcivescovo di Buenos Aires), incontra a Piazza Navona Alfredo Nunzi, un giovane tossicodipendente che, seduto sui gradini della Chiesa di Sant’Agnese, chiese il suo aiuto. La casa di Don Pierino in viale Vaticano divenne presto il punto di riferimento per moltissime vittime della droga che trovarono ascolto e sostegno. Il numero crescente delle richieste spinse Don Pierino a trasferirsi prima alla periferia di Roma, a Casal Palocco, quindi – nel 1979 – a Molino Silla, in Umbria, in quella che sarebbe diventata la Valle della Speranza e la Casa-madre della Comunità Incontro. Nella prima pagina del suo Diario Don Pierino scriveva: “Oggi giovedì, festa di San Vincenzo incominciamo l’attività del Centro Incontro al Mulino Silla – 27 Settembre 1979. Don Pierino, Agostino, Umberto, Washington, Giorgio, Fabio raccolti attorno al fuoco, nel silenzio della Valle della Speranza, si impegnano a far vivere l’uomo nella grandezza della sua semplicità, prima in sé e poi in quanti dovranno avvicinare. A contatto con la natura ognuno ritrovi la sua dimensione umana e la capacità di essere disponibili a capire, aiutare e amare gli altri, senza voler mai giudicare”.

    pappa2200

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