Categoria: mediciana

Bill Gates lancia l’allarme: ‘La prossima pandemia potrebbe fare 33 milioni di morti in 6 mesi’

Bill Gates

 

Diversi libri, serie-tv e kolossal di successo ronzano attorno al rischio della contaminazione e al pericolo rappresentato dall’impatto che un nuovo virus, avanzato e intelligente, possa avere sulla nostra società germofobica eppure disabituata alla prevenzione. In passato l’Europa è stata flagellata dalla peste nera e dall’epidemia di spagnola che hanno decimato la popolazione e da diversi anni – passando dall’Ebola allafebbre dengue, dall’aviaria alla zanzara responsabile di trasmettere il virus Zika – ci sono stati diversi allarmi che fortunatamente sono stati contenuti dalle organizzazioni mondiali.

Ma di recente la Gates Foundation – creata da Bill e Melinda, la sua consorte – ha lanciato l’allarme: “Data la continua emersione di nuovi agenti patogeni, il crescente rischio di un attacco bioterroristico e il modo in cui il nostro mondo è connesso attraverso i viaggi aerei – ha affermato il multimiliardario creatore di Microsoft – esiste una significativa probabilità che si verifichi una grande e letale pandemia nelle nostre vite”.

Oggi conosciamo il procedimento di contagio, possiamo studiare e arginare le minacce e le nostre risposte sul campo sono molto più reattive e capaci di contenere una minaccia. Almeno in teoria, del resto sappiamo bene che fra l’abuso volontario per eccessiva precauzione e ciò che ingeriamo tramite il cibola minaccia di diventare una popolazione resistente agli antibiotici è sempre più concreta e pericolosa.

Per metterci davanti all’evidenza dei fatti la Gates Foundation ha recentemente elaborato un modello che riproduce cosa potrebbe accadere se, oggi, scoppiasse una pandemia influenzale come quella del 1918 (in cui morirono tra 50 milioni e 100 milioni di persone). Ebbene, in relazione diretta con il nostro stile di vita una pandemia respiratoria di quella gravità provocherebbe circa 33 milioni vittime entro appena sei mesi.

Secondo Gates esiste un problema relativo al coordinamento sanitario mondiale.

In teoria, gli Stati Uniti hanno le risorse all’avanguardia per combattere le malattie ma l’amministrazione Trump non sembra interessata da questo aspetto e la scorsa settimana il portavoce della sicurezza sanitaria della Casa Bianca, il contrammiraglio Timothy Ziemer – dopo aver denunciato un nuovo focolaio del virus Ebola nel Congo – ha improvvisamente rassegnato le dimissioni dal Consiglio di sicurezza nazionale.

Alcuni funzionari dell’amministrazione Trump sostengono che il settore privato dovrebbe prendere l’iniziativa ma senza incentivi governativi, le aziende farmaceutiche difficilmente investiranno a fondo perduto nella ricerca e intanto abbiamo visto come gli organismi internazionali – l’Onu in testa -si muovono fra le maglie della burocrazia, spesso con finanziamenti esigui. La prevenzione non affascina i media e non attira capitali, questo è il guaio.

Bill Gates sta facendo pubblicamente appelli affinché il governo degli Stati Uniti “accumuli farmaci antivirali e terapie con anticorpi che possano essere in grado di contenere rapidamente per fermare la diffusione di malattie pandemiche o curare le persone che sono state esposte, il mondo intero deve prepararsi per le pandemieproprio come i militari si preparano alla guerra”.

Inoltre spera che la raccolta fondi filantropica possa finanziare la ricerca sino a elaborare un vaccino universale per l’influenza, il santo Graal in tema di prevenzione. Un aiuto sta giungendo da alcuni privati come Nathan Wolfe, un noto epidemiologo che oggi gestisce una società californiana, Metabiota, che sfrutta i big data contribuendo a creare un’assicurazione pandemica utile per aziende e governi.

Cosa c’entrano i soldi con la prevenzione? Secondo Wolfe uno dei più efficaci catalizzatori per il cambiamento del governo potrebbe essere quello di convincere il settore privato a modellare il rischio di pandemie, prevenendo le future e inevitabili perdite economiche in caso di contagio massiccio con arresto della produttività su scala mondiale. La prevenzione passerà attraverso le previsioni del fatturato?

Usa, primo Dna modificato su un paziente. “Così cureremo alcune malattie metaboliche”

L’esperimento a Oakland (California) su un 44enne affetto da una rara malattia metabolica. L’esito del trattamento sarà noto fra tre mesi. La tecnica verrà testata per altre malattie, inclusa l’emofilia

Un ‘nuovo’ Dna per curare un paziente. Il primo esperimento è stato fatto lunedì scorso a Oakland, in California, su Brian Madeux, 44enne affetto da una rara malattia metabolica congenita chiamata sindrome di Hunter. I medici sono intervenuti tentando l’editing dei geni direttamente all’interno del suo corpo con l’obiettivo di “aggiustare” il gene che ha causato la patologia di cui soffre sin dalla nascita. Bisognerà attendere tre mesi per capire se il trattamento è riuscito o meno, anche se dopo i primi trenta giorni si avranno i primi segnali dell’esito. “Sono disposto a correre questo rischio e spero di aiutare altre persone malate”, ha detto il paziente all’Associated Press.

La modifica del Dna non era mai stata tentata sino ad ora ”in corsa”, ossia direttamente nel corpo di un uomo. Il rischio è che il gene ”correttivo” si inserisca in modo imprevisto nella sequenza del genoma, causando nuove anomalie – e quindi altre possibili patologie, come il cancro – invece di sanare il difetto all’origine. La tecnica, sperimentata con successo sugli animali, verrà testata anche per altre malattie, inclusa l’emofilia.

LEGGI La famiglia Crispr si allarga: è possibile modificare anche l’Rna

E’ come avere inviato un mini chirurgo nel corpo del malato per intervenire su di lui, ha spiegato il dottor Sandy Macrae, presidente della Sangamo Therapeutics, società californiana che sta testando la terapia per curare due malattie metaboliche, oltre all’emofilia.

La tecnica di manipolazione del genoma umano, usando Crispr-Cas9, è stata applicata con successo in Cina per curare un malato di cancro. In quel caso, il codice genetico era stato mutato in modo efficace, senza produrre mutazioni indesiderate.

Medicina del futuro/Così la tecnologia digitale trasformerà l’assistenza sanitaria

arnaldo zeppieri latina

 

«Non abbiamo la robotica del San Raffaele, ma dobbiamo pur guardare avanti…» Con una battuta la dottoressa Maria Paola Gemmiti sintetizza le premesse del Congresso «Ciociaria Cuore 2017» incontro di esperti sul futuro della cardiologia in provincia e nel Lazio, che si terrà domani e sabato a Ferentino (Hotel Bassetto). Si potrà, a breve, monitorare costantemente un cardiopatico “a distanza”?
Si potranno trasmettere, attraverso i sistemi informatici, i dati di un paziente per mettere a punto la terapia?
I monitoraggi hi-tech riusciranno a favorire la prevenzione?
Questi e tanti altri interrogativi troveranno una risposta nel Congresso giunto alla sua 12^ edizione. Dunque, non solo «medicina pura» (si parlerà anche dei farmaci e delle nuove terapie) ma anche, e soprattutto, innovazione.
«Io – prosegue la dottoressa Gemmiti – ancora oggi, in ospedale, faccio esami con un ecografo del 1995. Questo Congresso, dunque, è di grande stimolo per guardare più in là. Per favorire l’innovazione, visto che da 20 anni gli investimenti sulle tecnologie segnano il passo. Da questo Congresso lanciamo un chiaro e forte messaggio alla Asl nella direzione di credere, e investire, nelle nuove tecnologie. Io, nel mio piccolo, qualcosa sto già facendo. Ora serve una spinta forte e convinta».
E per gettare le basi di questo modo nuovo di intendere la medicina è stato chiamato il professor Francesco Fedele, Presidente del Congresso, docente della scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università La Sapienza di Roma.
Spiega il professor Fedele: «La tecnologia oggi ci offre grandi opportunità che dobbiamo saper sfruttare. La provincia di Frosinone ha validi professionisti: non dobbiamo sprecare questo capitale. Pertanto da Ferentino parte un messaggio molto forte indirizzato alla direzione Asl: bisogna munirsi di audacia e ardire, e saper guardare verso il futuro. In una parola “osare”. Rimanere inchiodati a tecnologie di 20 anni fa sarebbe un gravissimo errore».
La salute connessa (Connected Health) è disponibile in varie forme: dai software per PC, alle applicazioni sanitarie con accessorio indossabile per la rilevazione degli indicatori di rischio cardiovascolare. La tecnologia per la salute connessa, quindi, può consentire ai medici di fornire varie soluzioni per rispondere alla crescente domanda di cura delle malattie croniche estendendo la portata delle cure, al di là dell’ospedale.
L’indagine “Future Health Study 2016” ci dice che, anche in Ciociaria, c’è grande attenzione al proprio benessere. Ebbene, dallo studio emerge che sono proprio gli anziani a riporre maggiore fiducia nel progresso del sistema sanitario, con l’86% degli over 55 (contro il 76% degli under 55) che vede in un sistema sanitario integrato la possibilità di una più elevata qualità dell’assistenza sanitaria.
«E’ nostra intenzione – conclude il prof Francesco Fedele – proporre i campi emergenti come la formazione digitalizzata, la genomica, la cartella digitalizzata, i big data, la smart city, imaging e le tecnologie di diagnostica e di monitoraggio come i dispositivi indossabili e le APP medicali per la diagnosi e la gestione delle malattie cardiovascolari». La sfida comincia domani.

L’EVENTO INIZIA DOMANI
L’evento proporrà un insieme di brillanti pensatori in differenti settori da quelli clinici e alla Hi-tech quali incubatori e Start Up nazionali ed internazionali al top dell’innovazione biomedicale. Nell’arena dei medical device ed healthcare, un ruolo preminente nell’innovazione lo ha oggi lo stato di Israele e le sue imprese che, in un periodo relativamente breve, hanno sviluppato e proposto soluzioni mediche innovative e tecnologie che rispondono alle sfide attuali nel mondo della sanità digitale. Il futuro dell’innovazione del sistema sanitario e una delle attività previste nell’Accordo di Cooperazione tra Italia ed Israele nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico. Intraprendere progetti di ricerca e sviluppo congiunti Italo-israeliani è un ambizioso obiettivo di quanti organizzano “Ciociaria Cuore” con l’intento di ampliare la cooperazione tra l’imprenditoria israeliana con le imprese, le istituzioni accademiche, i centri di ricerca universitaria e dei dipartimenti ospedalieri del Lazio che operano nel mondo della salute connessa nelle aree di medicina, salute pubblica e organizzazione ospedaliera. La sessione inaugurale di “Ciociaria Cuore”, del 3 novembre , su la “Connected Health: Israel & Italy scientific and medical cooperation” di “Ciociaria Cuore”, con la partecipazione delle Istituzioni Israeliane ed Italiane nonché accademiche sarà la migliore Start Up per avviare una cooperazione tra le imprese e progetti di ricerca sulla salute digitale, sulla validazione delle Mobile Medical APP e nonché e soprattutto sulla sicurezza dei dati condivisi. Anche quest’anno, dunque, la provincia di Frosinone apre il suo grande cuore, ai medici e ai ricercatori che operano in ambito cardiologico, offrendo la sua ospitalità a quanti vorranno arricchirsi di nuovo sapere e condividere le proprie esperienze a livello nazionale ed internazionale.

Labbra secche e screpolate: cause e rimedi naturali

Labbra screpolate rimedi

Labbra che “tirano”, sempre screpolate, a volta fino al sanguinamento. A chi non è capitato di sperimentare quanto possa essere fastidioso sentire le proprie labbra secche e disidratate, con quelle antiestetiche pellicine che più si strappano via, più si riformano? A volte, è quasi inevitabile, ad esempio in inverno, nei giorni di particolare freddo e vento, quando gli agenti atmosferici si accaniscono sulla nostra pelle. Idratare e proteggere devono allora essere la nostra principale difesa, per preservare anche la bellezza e la salute della bocca. Senza contare, per noi fanciulle, che certo su una bocca così inaridita non si può applicare neanche il gloss più delicato.

Tumori in crescita in Italia: 369mila nuovi casi nel 2017, oltre il 40% evitabili. Boom di cancro al polmone fra le donne

Quali sono i tumori più diffusi? Quali tipi sono in aumento e quali invece in diminuzione? Davvero, ancora, al Nord ci si ammala di più e al Sud si sopravvive di meno? A fotografare ufficialmente l’universo cancro in tempo reale è il censimento dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e della Fondazione AIOM, raccolto nel volume I numeri del cancro in Italia 2017, presentato oggi all’Auditorium del Ministero della Salute.

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Quanti casi di cancro si diagnosticano in Italia?

Si stima che nel 2017 in Italia, verranno diagnosticati poco più di 369.000 nuovi casi di tumore maligno: 192mila fra i maschi (54%) e 177mila fra le femmine (46%). Nel 2016 erano 365.800.«La conoscenza dei dati presentati in questo volume – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione – potrà rendere più facile e incisiva l’azione di miglioramento del livello delle prestazioni e dei servizi, in particolare per lo sviluppo dei percorsi e delle reti oncologiche, garanzia di uguale accesso, tempestività, qualità e appropriatezza sia negli iter diagnostici che nelle cure per tutti i cittadini in tutte le Regioni».