Citizen Science: il più grande gruppo di ricerca del mondo

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    Si è tenuto nel mese di giugno, presso l’ex Fornace Gola a Milano, il Festivalmar, tre giornate di laboratori, workshop e talks interamente dedicati alla salvaguardia del mare.
    Organizzata da Worldrise, l’associazione ideata dai giovani per i giovani che sviluppa progetti di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino, la manifestazione ha visto susseguirsi diversi temi di attualità quali conservazione, cambiamenti climatici, salvaguardia dei mari a 360° ed è stata creata una connessione con l’arte, da sempre canale di comunicazione diretto e di impatto per il pubblico, attraverso mostre, concerti e proiezioni.
    All’interno di questa bellissima cornice, insieme all’associazione Change for Planet, ho organizzato un intervento volto a focalizzare l’attenzione su un importante tema che nel nostro Paese merita di essere maggiormente sviluppato e promosso: “citizen science”, la scienza dei cittadini.
    L’espressione “citizen science” descrive una forma di collaborazione di ricerca, o raccolta dati, portata a termine da appassionati non esperti e membri volontari del pubblico, e può essere considerata la nuova frontiera della ricerca e della divulgazione scientifica.
    Proprio questo aspetto, l’importanza di creare una connessione bilaterale tra il pubblico e il mondo della ricerca scientifica, è stato al centro del workshop che ho tenuto insieme a Roberta Bonacossa, presidentessa e co-founder di Change for Planet.
    Il concetto di Citizen Science comprende sia progetti specifici, dove i volontari contribuiscono attivamente alla ricerca essendo istruiti su come utilizzare e leggere la strumentazione in dotazione e fornire dati accurati, affidabili e utilizzabili, sia i contenuti condivisi attraverso gli account dei singoli utenti presenti sulle varie piattaforme dei social media, da cui si possono estrarre dati per la ricerca ecologica e biologica.
    Oggi lo sviluppo tecnologico e l’accesso del pubblico a Internet hanno aumentato esponenzialmente la velocità e l’estensione della condivisione delle informazioni, si contano infatti circa 4,95 miliardi di utenti connessi e 4,62 miliardi di persone attive su almeno un social media.
    Sono proprio questi ultimi a rappresentare sorgenti alternative di dati che possono colmare le lacune riguardanti le conoscenze su determinate specie di interesse, e anche una soluzione a basso costo per raccogliere dati spaziali e temporali necessari per un robusto monitoraggio.
    Sia Internet che le applicazioni dei social media offrono quindi l’opportunità di aumentare il dialogo tra gli scienziati ed il pubblico permettendo alle persone di condividere, creare e scambiarsi contenuti online. Nei progetti specifici, se i volontari forniscono ai ricercatori la possibilità di incrementare la raccolta dati, risultando preziosi pur non analizzando o lavorando attivamente alla stesura di articoli scientifici, il partecipare a campagne pianificate di Citizen Science fornisce loro la possibilità di aumentare le conoscenze sugli organismi studiati e di sperimentare il processo attraverso il quale vengono condotte le indagini scientifiche.
    Il punto di forza della Citizen Science risiede nella facilità e velocità con cui i dati possono essere raccolti da un gran numero di persone in breve tempo. L’immediatezza nel poter condividere le proprie testimonianze, data dalle piattaforme social, incentiva una considerevole parte della popolazione a contribuire alla causa spesso anche nei propri momenti di svago o nelle vacanze, durante le quali molte persone sono particolarmente attive sui social e contenuti pubblicati con l’intento di condividere momenti di contatto con la natura possono diventare informazioni utili per i ricercatori.
    Implementare progetti finalizzati all’istruzione del pubblico in ambito naturalistico, nelle aree di interesse scientifico e caratterizzate da considerevole attività turistica, sarebbe quindi un ottimo modo per ottenere dati di maggior qualità oltre che per sensibilizzare la comunità sui temi ambientali e della conservazione della biodiversità.
    Change for Planet crede molto nella divulgazione e nel coinvolgimento della popolazione e ne comprende l’importanza, tanto da porlo come suo futuro obbiettivo che, anche grazie a tutte le stimolanti connessioni che si sono create tra diverse realtà all’interno del festival, probabilmente si raggiungerà molto presto.
    La Citizen Science, in tutte le sue sfaccettature, sembra dunque essere uno strumento prezioso e coloro che contribuiscono attivamente ad essa possono essere considerati come “il gruppo di ricerca più grande del mondo”. Nel corso del workshop abbiamo analizzato diversi progetti concentrandoci, complice l’imminente inizio della stagione estiva, su “Occhio alla medusa!”. Questo progetto, iniziato nel 2009 e ideato e coordinato dal prof. Ferdinando Boero e dal suo team dell’Università del Salento e dal CNR-ISMAR, negli anni ha avuto un grande successo nel mappare la presenza/assenza delle meduse nel Mediterraneo e, oltre a monitorare un fenomeno sempre più attuale come quello dell’invasione delle specie aliene, tra i suoi traguardi vanta anche la scoperta di una nuova specie di medusa, la Pelagia benovici, segnalata nel golfo di Venezia e Trieste proprio da pescatori e subacquei tra fine 2013 e inizio 2014.
    Le meduse, specie parte del macrozooplancton, sono le acerrime nemiche del turista balneare medio ed è proprio per questo motivo che presentarle e descriverle in tutta la loro bellezza, aiuta a sconfiggere la paura atavica che da sempre generano e perché no, magari a piantare il seme di una nuova passione.
    Per l’estate 2022… più JELLYFISH-WATCHING nelle nostre spiagge!
    Non si può, però, parlare della scienza dei cittadini senza citare forse la più famosa piattaforma per la raccolta di dati naturalistici: iNaturalist.
    iNaturalist è un “instagram scientifico” per naturalisti, scienziati cittadini e biologi e si basa sul concetto di mappatura e condivisione delle osservazioni della biodiversità in tutto il mondo; è accessibile a tutti, sia tramite il sito Web che dalle sue applicazioni mobili, e di facile utilizzo.
    È una piattaforma dove gli utenti registrano le loro osservazioni, raccogliendo dati, immagini ed ogni informazione utile, trasformandosi in ricercatori sul campo e creando una community che diventa veicolo di conoscenza aiutando ad identificare piante ed animali sconosciuti ed incrementando il sapere del singolo.
    I cittadini, con le proprie osservazioni, creano un quadro, in continuo aggiornamento, dei luoghi e della biodiversità che ci circondano e dei cambiamenti che subiscono.
    “Sii sempre curioso di quello che ti circonda” è una frase che vale un po’ in tutti gli ambiti delle nostre vite ma con l’innegabile crisi climatica che stiamo attraversando, e di cui siamo i maggiori artefici, diventa fondamentale in quello ambientale.
    Imparate, partecipate e aiutate il pianeta, quest’estate al mare riscopritevi CITIZEN SCIENTISTS.

    L’articolo Citizen Science: il più grande gruppo di ricerca del mondo proviene da The Map Report.

    Paolo Guzzanti

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