Coronavirus, a Milano si sta realiazzando un super ospedale modello Wuhan: 7 giorni di tempo per la realizzazione

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    I progetti ci sono. Mappe e disegni e studi fatti a tempo di record per cercare di trasformare il padiglione 1 e 2 del Portello in un ospedale. È lì, in una Lombardia che sta cercando di moltiplicare i posti letto che non sembrano bastare mai e che a questo ritmo non basteranno più, che Regione vuole aprire un mega reparto di terapia intensiva per i malati più gravi di coronavirus. Due piani da 1.200 e 1.000 metri quadrati ciascuno, 250 letti su ogni livello sistemati in 28 “moduli” ognuno in grado di accogliere gruppi di sei e due-tre pazienti.

    Coronavirus, corsie in Fiera a Milano: sei giorni di tempo per realizzare un ospedale modello Wuhan

    Ed è proprio a un primissimo prototipo di ospedale da campo che in queste ore i tecnici di Fondazione Fiera insieme a Regione e alla Protezione civile stanno lavorando. A immaginare e a realizzare una camerata tipo che poi verrebbe replicata in base alle necessità: una struttura prefabbricata rettangolare che, vista sulle carte delle elaborazioni grafiche, potrebbe sembrare un container o uno degli stand che solitamente spuntano negli spazi di viale Scarampo, ma che è qualcosa di più. Anche se, una volta costruite, quelle scatole andranno attrezzate con i macchinari necessari e quelle persone che vi entreranno andranno assistite. Ed è per questo che l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha lanciato una richiesta a Roma: “Ci stiamo parlando con la Protezione civile, ma servono respiratori e serve personale, 500 medici e 1.200-1.500 infermieri per garantire i turni sull’intero arco delle 24 ore”.

    Eccolo, il punto fondamentale. Avere le macchine per la ventilazione meccanica e le squadre di medici e infermieri che necessariamente dovrebbero arrivare da altre zone d’Italia. Perché per il resto, sotto il Timpano disegnato da Mario Bellini tutto sarebbe pronto per dare il via alle grandi manovre. Un po’ quello che è accaduto a Wuhan, dove è stato costruito un ospedale in dieci giorni. Anche in questo caso nascerebbe, in spazi abituati a essere raggiunti da mezzi di ogni tipo e a essere trasformati, un grande, grandissimo, reparto di terapia intensiva. Un modello che, spiega Gallera al termine di una riunione in cui dice di averne parlato anche con il nuovo commissario chiamato dal governo a gestire l’emergenza coronavirus, “successivamente potrà essere anche messo a servizio del Paese e si potrà poi spostare”. E, come a Wuhan, i tempi sarebbero brevissimi. “L’ospedale può essere pronto in sei giorni”, è sicuro l’assessore. Una settimana o poco più: l’ordine di grandezza per montare i prefabbricati sarebbe quello. Anche se il conto alla rovescia, quello vero, potrà partire solo quando la Protezione civile darà il via libera all’arrivo dei 500 respiratori e del personale medico. Ed è questa la risposta che Milano e la Lombardia attendono.

    Il motore della macchina, in ogni caso, si è messo in moto. Almeno lì, in quegli spazi che, prima, sarebbero dovuti scomparire per lasciare posto al nuovo stadio del Milan o al centro commerciale con tanto di giardini pensili di “Milano alta”, e che, poi, sono stati ” prenotati” dalla Rai per il suo nuovo centro di produzione. “Fondazione Fiera — ha raccontato ancora Gallera — si è resa disponibile a concedere i padiglioni gratuitamente e a farsi carico anche, in tutto o in parte, della realizzazione delle strutture”. I disegni dei moduli ci sono: ogni container sarebbe largo sei metri, lungo 26 e potrebbe contenere dagli otto ai nove letti attrezzati. Una struttura temporanea e mobile, certo, che ha bisogno però di accorgimenti particolari: proprio perché chiamata a ospitare pazienti in Terapia intensiva attaccati ai respiratori, per dire, c’è bisogno di impianti d’aria sofisticati e di elettricità continua anche in caso di blackout.

    La parte economica, quindi, in questo momento non sembra essere un problema. Anche perché dalla Regione dicono come sia bastata soltanto la notizia della volontà di realizzare un ospedale proprio in quella parte di città che rappresenta la capacità di mutare pelle di Milano, per far scattare una sorta di gara di solidarietà. In molti si sarebbero già fatti avanti per offrire donazioni e per finanziare quello che potrebbe diventare un simbolo della battaglia contro il coronavirus. Da privati che hanno promesso tremila euro a grossi gruppi che sul piatto investirebbero fino a un milione.

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