Crisi dei video dei matrimoni, ora il videomaker passa ai film dei divorzi

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di Luca Maggitti
«Stato o condizione di una comunità formata da un padrone, una padrona, due schiavi: in tutto, due persone». Questo si legge alla voce “matrimonio”, nel “Dizionario del diavolo” scritto nel 1906 da Ambrose Bierce, maestro di Ernest Hemingway, Groucho Marx e Woody Allen. Ma non è al cinico lemma che ha pensato Antonio Di Loreto, detto “Schultz”, cameraman e regista 56enne teramano, quando ha lanciato una provocazione sulla sua pagina facebook scrivendo: «Sono oramai 35 anni che faccio riprese televisive e non mi sono mai dedicato ai matrimoni. Ne avrò realizzati una quindicina in tutti questi anni, soprattutto per parenti e amici. Un mercato che adesso è anche in crisi. Però sto lanciando un prodotto uguale e contrario e sto cercando clienti ironici disposti a testarlo: è in arrivo il video delle separazioni e/o divorzi. Se siete interessati, scrivetemi in privato».

Insomma: dopo format televisivi sull’enorme business delle nozze (scelta dell’abito, banchetto, persino matrimoni a prima vista), ecco l’idea originale: raccontare la separazione. Tecnicamente, il pulpito è di quelli giusti visto che Di Loreto “predica” da decenni nel campo delle riprese televisive, vantando collaborazioni con i più importanti registi televisivi italiani e le principali testate giornalistiche. Già in Kosovo per il TG1 della Rai e cameraman di Michele Santoro durante il conflitto dei Balcani, “Schultz” fa attualmente la spola fra Teramo e Malta, dove sta mettendo a punto un format di produzione italiana per la prima rete maltese. Sul suo progetto di video del divorzio riflette: «Vorrei raccontare un momento topico di una coppia, un momento dirompente che segna la vita in maniera indelebile e che soprattutto segna quella dei figli, spesso stritolati da decisioni ineluttabili e non proprie. Vorrei perciò invitare i protagonisti a raccontare la loro storia, le decisioni, i motivi, i rancori e infine ricostruire la separazione o il divorzio». Infine, chiosa: «Quello che mi interessa è raccontare la storia e non voglio fare il terapeuta di coppia né provocare, ma credo che il video possa essere un importante tesoro di famiglia».

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