Famiglie favolose e altri 15 libri per bambini perfetti per il Pride Month

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    Come raccontare ai più piccoli e alle più piccole l’orgoglio Lgbt+ e la ricchezza di crescere in una famiglia unica. Le parole dell’autore Francesco Maddaloni e i nostri consigli di lettura

    Giugno è il pride month, il mese dell’orgoglio Lgbt+. Celebrato in tante piazze reali e virtuali in tutto il mondo, contribuisce ad affrontare il tema dei diritti per i quali le battaglie sono ancora in corso. Per i più piccoli e le più piccole si tratta soprattutto di guidarli e guidarle nel riconoscimento dell’esistenza di tipologie di famiglie diverse (non solo quella classicamente composta da mamma-papà-figli). Per adolescenti e pre-adolescenti, invece, si inizia a porre la questione dell’identità sessuale. I libri, ancora una volta, possono essere un valido strumento di supporto in entrambi i processi: ne abbiamo scelti per voi 15, alcuni dei quali sono adatti sin dalla scuola dell’infanzia. Per andare più a fondo, poi, abbiamo chiacchierato con Francesco Maddaloni che, insieme a Guido Radaelli, è autore di Famiglie favolose (Salani) e, sempre insieme a Guido, compone una famiglia favolosa.

    Come è nato Famiglie favolose

    “La fiaba zero, Susie e Alberta, risale al periodo in cui Guido ed io vivevamo a distanza: lui a New York, il sottoscritto a Milano. Durante un viaggio in camper in Portogallo gli ho regalato un racconto basato su una storia vera, quella di due cagnoline che, dopo una tempesta, hanno iniziato a vivere insieme e insieme a crescere le loro cucciolate”.

    E a quella fiaba ne sono seguire altre.

    “Sì, altre che potessero rassicurare i bambini. Ci siamo immaginati come avremmo spiegato a nostro figlio questa nostra nuova famiglia. Perché è giusto essere onesti con i più piccoli, portarli nel mondo di oggi con storie costruite su misura per loro, in cui riconoscersi nella differenza non è complicato”.

    Eppure qualcosa si muove. La rappresentazione della comunità gay, anche nei testi per bambine e bambini, trova più spazio.

    “Sicuramente iniziano a esserci più titoli per l’infanzia a tema diversity. Tuttavia, spesso hanno un tono un po’ scolastico, il sapore del sussidiario. Noi, invece, volevamo un libro che facesse sognare, che spingesse sulla fantasia, che colorasse il mondo e lo rendesse zuccheroso; un libro  in cui la diversità sia data quasi per scontata, senza clamore per ciò che non è riconosciuto come canonico”.

    Voi frequentate molto gli Usa, siete a Los Angeles anche adesso che ci stiamo parlando. Vista da lì, come vi sembra l’Italia in fatto di tematiche Lgbt+?

    “Penso che il nostro paese abbia ancora parecchio lavoro da fare. Noi siamo stati spesso a New York nei due anni precedenti la pandemia, dove è un po’ come vivere in una palla di cristallo in cui si vede il futuro. In America l’inclusione e la diversità sono molto più forti, anche nei contesti lavorativi. Abbiamo presenziato alle celebrazioni per i 50 anni dei movimenti di Stonewall e assistito alla partecipazione davvero di tutta la comunità, indipendentemente dall’orientamento. È evidente la spiccata propensione delle persone a mettersi a disposizione di una causa che non le riguarda personalmente, il che è commovente”.

    Qui adesso si parla molto del Ddl Zan.

    “Credo veramente che molti ragazzi ne abbiano sentito parlare grazie al discorso di Fedez sul palco del Concerto del Primo maggio. Questo dimostra che il paese reale ha bisogno di narrazioni più avvincenti rispetto ai litigi dei politici. Io colgo anche un gran fermento generazionale, la voglia di non essere più presi in giro, per esempio perché si è sovrappeso. C’è voglia di essere nel mondo senza sentirsi giudicati per ciò che si é”.

    Quali sono i vostri prossimi progetti?

    “Per questo libro abbiamo fondato una piccola società con la quale coltivare prodotti culturali di diversi formati che aiutino a cambiare la prospettiva sulle cose che non ci piacciono. In questo preciso momento sentiamo di avere le energie emotive per creare documentari, fiabe, fotografie e audiovisivi con cui migliorare ciò che è migliorabile. Come è accaduto con Famiglie favolose: non avevamo la presunzione di scrivere un libro che esaurisse un argomento nella sua complessità o che desse delle risposte; volevamo, però, produrre un’opera che favorisse il dialogo famiglie”.