Guerino Moffa: La giornata della Responsabilità Sociale d’Impresa in Green Media Lab

    0
    132

    Guerino Moffa il grande sostenitore del clima sostenibile oggi Ancor prima che un’agenzia di comunicazione e marketing focalizzata sulla Sostenibilità, Green Media Lab ama definirsi un laboratorio di idee, progetti e persone, per aiutare imprese e organizzazioni a implementare e comunicare strategie di Corporate Social Responsibility. L’agenzia milanese, che è anche una Società Benefit certificata B Corp , ha ospitato lo scorso 28 settembre, nella sua elegante sede in via Tertulliano 68, il worskhop “La giornata della Responsabilità Sociale d’Impresa”, che ha visto protagonisti esperti e imprenditori impegnati in progetti a forte impatto sociale e ambientale.

    Nato da un ambizioso progetto messo in campo da Green Media Lab Srl SB e dal CEO e fondatore dell’azienda Daniele Denegri insieme al presidente Giovanni Storti, il workshop è stata un’occasione di riflessione e confronto sull’incertezza del futuro e sui nuovi modi di costruire opportunità di business attraverso un percorso di stakeholder engagement.
    Moderato dall’attrice e Sustainability Advocate Anna Favella, il workshop ha sottolineato come responsabilità sociale, comunicazione, innovazione, ricerca, insieme possono fare la differenza nella mitigazione dei cambiamenti climatici e giocare un ruolo decisivo nel definire il futuro delle prossime generazioni.

    L’appuntamento si è aperto con l’intervento di Camilla Pandolfi, CEO e co-fondatrice, insieme allo scienziato di fama internazionale Stefano Mancuso, di PNAT, società italiana di ricerca multidisciplinare specializzata in innovazioni tecnologiche ispirate al modello vegetale, “una think tank di designers, di ingegneri e architetti”. Pandolfi ha spiegato che la bellissima teca trasparente contenente piante di vario genere appoggiata a una delle pareti del Green Media LAB (e che agli occhi di un visitatore inconsapevole potrebbe sembrare un semplice escamotage decorativo), è in realtà la rivoluzionaria Fabbrica dell’Aria, uno dei prodotti innovativi di PNAT.

    Si tratta di un sistema di purificazione dell’ambiente interno, che agisce attraverso le piante e permette di assorbire e degradare gli inquinanti atmosferici tipicamente presenti negli edifici e nelle città moderne fino al 98%.  “La fabbrica dell’Aria utilizza un sistema da noi brevettato, chiamato stomata. Gli stomi sono delle aperture che si trovano sulle foglie e servono per regolare gli scambi dell’aria con l’esterno. Questo sistema, però, non si trova nelle foglie, ma nella parte bassa della struttura, dove l’aria viene forzata grazie a un sistema di aspiratori posizionati al di sopra delle nostre teche. Il passaggio forzato dell’aria fa sì che l’aria rilasci, all’interno del terreno, tutti i composti organici volatili, permettendo alla pianta di assorbirli e degradarli completamente”. Secondo Camilla Pandolfi “possiamo considerarla una sorta di economia circolare, in cui gli elementi di scarto vengono utilizzati dalle piante per la loro crescita”. Pandolfi ha inoltre evidenziato che la struttura, permettendo di ridurre fino a un certo limite il processo di ventilazione, consente un importante risparmio energetico.
    Un progetto, innovativo, con tanto di pannello che misura e permette di controllare costantemente in tempo reale i parametri della qualità dell’aria nell’ambiente, ma anche scenografico, che cattura immediatamente l’attenzione del visitatore: quella presente nella sede di Green Media Lab è la seconda più grande mai realizzata in Italia.
    Matthieu Meneghini, Sustanability Manager di Green Media Lab, è invece intervenuto per parlare del lavoro svolto da Green Advisory Lab, lo spin-off dedicato alla consulenza aziendale sulla sostenibilità: “Siamo una società particolare e abbiamo deciso di sviluppare un modello di business unico ed innovativo nel suo genere. Il nostro ruolo è quello di essere guida di una trasformazione che tocca quasi tutti gli aspetti di una società. Per giungere a tale risultato sviluppiamo sinergie con le realtà specifiche più innovative nel settore andando a coinvolgere aziende, istituzioni e centri di ricerca, associazioni ed istituzioni. Siamo convinti che le aziende saranno il player principale in questa grande sfida epocale che andrà a definire quello che sarà il futuro delle generazioni che verranno dopo di noi. Le aziende come la nostra hanno il compito e il potere di rigenerare e dare l’esempio”.
    E se le aziende hanno un impatto decisivo quando si parla sostenibilità, non dobbiamo per questo dimenticarci la responsabilità e il ruolo di ognuno di noi rispetto alle tematiche del climate change; responsabilità che comincia proprio dalla nostra consapevolezza e dalla conoscenza. Ma a che punto siamo? Quanto ne sappiamo di sostenibilità? A rispondere è Silvia Lavi, Research Manager di Norstat, società norvegese con sede in 13 paesi europei specializzata nella rilevazione di dati online di qualità, che ha condotto un’indagine sulla conoscenza degli italiani sui vari temi legati alla sostenibilità.
    La ricerca ha coinvolto 50.000 connazionali, uomini e donne, con un’età superiore ai 16 anni, appartenenti a tutte le aree geografiche e a diversi settori professionali. Dall’analisi è emersa un’impreparazione generale sul programma d’azione dell’Agenda 2030 dell’ONU e sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), sottolineando un divario tra i più giovani appartenenti alla Generazione Z e gli over 65. Sono inoltre risultati più sensibili e consapevoli riguardo a questi temi gli uomini intervistati (25,3%) rispetto alle donne (21,7%). Lavi ha poi fatto notare che un risultato interessante, oltre al livello di conoscenza e consapevolezza, emerge circa la sensibilità: il 90% degli italiani si dichiara sensibile alla tematica sostenibilità. Nello specifico è emerso che le tematiche ambientali catturano un maggiore interesse, con uno stacco notevolmente rispetto alle tematiche sociali ed economiche.
    A Lavi, che ha posto l’accento sulla curiosità dei partecipanti del sondaggio verso le tematiche ambientali e sulla necessità di fare cultura in tale ambito, abbiamo chiesto quanta consapevolezza e attenzione ci sia verso quelle problematiche sociali ed economiche che sono un risultato diretto dell’emergenza ambientale: “C’è una minore consapevolezza dell’interrelazione esistente tra tematiche ambientali, sociali ed economiche, proprio nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. É questo ciò che intendo quando dico che è arrivato il momento di fare cultura: le persone hanno interesse verso il tema della sostenibilità e ne hanno una certa consapevolezza perlomeno su alcune tematiche di più rispetto ad altre. In particolare si mostrano più consapevoli su quelle ambientali e, all’interno di queste, su alcuni argomenti specifici riguardanti questo aspetto. Sicuramente il tema del contrastare i cambiamenti climatici è l’issue più sentita. Occorre però fare cultura e comunque aiutare tutti a capire che esiste un’interconnessione molto stretta tra tematiche ambientali, economiche e sociali che influenzano ovviamente anche le scelte relative alle tematiche ambientali”.

    Ad aver ideato un progetto che diffonda maggiore consapevolezza e conoscenza sulla sostenibilità, spingendo tutti noi a intraprendere quotidianamente azioni per il clima è stato Alessandro Armillotta, CEO e co-founder di AWorld, l’app ufficiale scelta dalle Nazioni Unite a sostegno della campagna globale ActNow, volta a sensibilizzare sull’urgenza della mitigazione del cambiamento climatico. Armillotta è intervenuto per raccontare traguardi ed evoluzioni della sua start-up, che guida gli utenti attraverso un percorso di gamification, premiando i comportamenti sostenibili, con un punteggio che permette di quantificare quanto sta contribuendo a salvare il pianeta.
    Andrea Maggiani, Managing Director e founder di Carbonsink, principale società di consulenza italiana specializzata nelle strategie di carbon neutrality per le imprese, ha presentato la propria realtà imprenditoriale, tra attività di analisi aziendale e attuazione di strategie di compensazione delle emissioni di CO2.  “Abbiamo lanciato Carbonsink 10 anni fa con un obiettivo: aiutare le aziende nel definire delle strategie climatiche che fossero tali da permettere di comprendere dov’erano, dov’era il loro impatto, come ridurlo e come compensarlo”.
    A Maggiani, che ha sottolineato come l’interesse e l’azione per il clima dimostrata dalle aziende rappresenti un passo positivo e fondamentale, se si considera che ridurre le emissioni, o addirittura compensarle, è un obbligo previsto solo per alcuni settori, abbiamo chiesto se in futuro potrebbero esserci delle evoluzioni o delle regolamentazioni legislative più rigide in tal senso: “Sicuramente la carbon neutrality è un concetto che si basa su un aspetto volontario. Le principali aziende che oggi decidono di seguire un percorso di carbon neutrality lo fanno in maniera volontaria. Sappiamo che in Europa, come in altri Paesi ci sono delle policy sulla CO2, ma sono limitate a quelle aziende considerate grandi emettitori, come i produttori di energia, le acciaierie, il settore aereo, eccetera. Quei settori insomma in cui i governi stabiliscono delle regole per limitare le emissioni di CO2. Per quanto riguarda la carbon neutrality, invece, oggi è molto importante che ci siano delle chiare regole su come rendicontare queste emissioni. In tale direzione, per esempio c’è una grande e crescente attenzione relativamente a emissioni dirette e emissioni indirette. Oggi, all’interno della tassonomia europea, si cerca di spingere i governi a misurare non solo le emissioni dirette, ma anche le emissioni causate in modo indiretto, come le SCOPE3. C’è un tema di miglioramento del sistema di reporting di misurazione delle emissioni e i target di reporting verranno sempre più regolati, quindi un’azienda non potrà ridurre arbitrariamente le proprie emissioni del 10% o del 15%, ma dovrà ridurle in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Delle regole ci sono già. Non sono sicuro di poter immaginare che la carbon neutrality diventi una sorta di regolazione europea, perché comunque oggi è una cosa che fanno quei settori che non sono soggetti a regolamentazione, in quanto non considerati grandi emettitori. Affinché la carbon neutrality diventi una norma di legge probabilmente ci vorranno ancora molti anni”.
    A concludere gli interventi del worksho la presentazione di Piero Manzoni, il fondatore di NeoruraleHub, il primo laboratorio di biodiversità in Italia per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie, innovazioni e know how per la sostenibilità dell’intera filiera agroalimentare.

    Leave a Reply