I dipinti confiscati dal regime nazista e entrati in possesso della famiglia di collezionisti sono i protagonisti di due mostre complementari in Svizzera e in Germania
Arte degenerata – confiscata e venduta” è la mostra ospitata dal Kunstmuseum Bern, nella capitale svizzera. Inaugura oggi, e sarà visitabile fino al 4 marzo prossimo.
L’esposizione è nata grazie al testamento lasciato dal celebre collezionista tedesco Cornelius Gurlitt che alla sua morte, avvenuta nel 2014, nominò erede universale proprio il museo.
Un’eredità improvvisa e inaspettata che riguarda ben 1500 opere appartenute a Hildebrand Gurlitt, padre di Cornelius e figura controversa del regime nazista. Curatore di un museo in Germania, Gurlitt senior era stato incaricato da Hitler di rintracciare in giro per l’Europa quadri di arte contemporanea dipinti da quegli artisti che il fuher considerava “degenerati”. Opere che fruttavano molto denaro, create da artisti come Marc Chagall e Max Beckmann, colpevoli – secondo la visione nazista – di essere ebrei o di avere contatti con loro, ma anche di aver creato scompiglio nel mondo dell’arte con i loro disegni cubisti o astratti che si allontanavano dalla concezione di bellezza finora conosciuta.
Con la caduta del regime, la collezione di Hildebrand Gurlitt passò al figlio Cornelius che riuscì a sostenersi economicamente grazie alla vendita di alcuni pezzi; solo nel 2012 il governo tedesco, indagando sulle sue entrate, riuscì a rintracciare queste opere considerate distrutte nel suo appartamento di Monaco di Baviera. E, forse pentito, l’uomo nominò erede universale il museo.
Visti questi precedenti, per il Kunstmuseum Bern è stato davvero sorprendente ricevere in eredità il tesoro di Gurlitt. Fanno parte della mostra 160 opere, la maggior parte sottratte da Hitler ai cittadini ebrei residenti in Germania fra il 1937 e il 1938, tra cui dipinti di Ernst Ludwig Kirchner, Franz Marc e Otto Dix. Non solo tele, però: l’esposizione contribuisce a spiegare ai più giovani la nascita dell’arte contemporanea, spesso ‘bistrattata’ dai critici. I curatori si sono occupati, inoltre, di dare una risposta alla persecuzione che molti artisti dovettero subire dal Terzo Reich e di trovare un ‘motivo’ scatenante. E, infine, la mostra vuole portare luce sulle figure dei dei collezionisti, padre e figlio. Personaggi controversi con tanti segreti ancora in ombra.

Bonn, una scultura di Auguste Rodin
La seconda mostra, che si tiene alla Bundeskunsthalle di Bonn, e si intitola “Gurlitt, status report: i furti d’arte dei nazisti e le loro conseguenze”, inaugura domani. Nasce volutamente complementare rispetto a quella bernese. Se la prima riassume la parte della collezione Gurlitt che il regime considerava degenerata, la rassegna dell’ex capitale della Germania Ovest si concentra sulle opere di cui i nazisti si appropriarono in seguito alle persecuzioni razziali, principalmente ai danni degli ebrei. Curata da Rein Wolfs e AgnieszkaLulinska, comprende opere di Claude Monet e Albrecht Durer, rimaste nascoste al pubblico per decenni. La mostra di Bonn si chiuderà l’11 marzo, dopodiché andrà ad avvicendare, nella capitale elvetica, la mostra ‘consorella’ in atto. Un ulteriore passaggio alla Martin Gropius Bau di Berlino è in vista per l’autunno del prossimo anno.