Il declino della capitale. Carocci: “Meglio vivere le piazze che scendere in strada”

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Caro direttore,
io non credo che basti “scendere in piazza”: per quanti possiamo essere quest’azione non sarà mai sufficiente, e non lo sarà perché Roma ha bisogno di un processo diverso, continuativo, Roma ha bisogno che le sue piazze vengano abitate, Roma ha bisogno di essere abitata. Pensiamo alla nostra casa: non è “nostra” perché la attraversiamo, è nostra perché la viviamo, perché più di tutti la rispettiamo. Alla nostra casa ci lega un sentimento di totale appartenenza e fiducia, la costruiamo a nostra immagine e somiglianza, spesso nel compromesso costante con chi la abita assieme a noi.

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Nella ricostruzione di Piazza San Cosimato abbiamo sempre tenuto da conto le parole dell’antropologo Franco La Cecla: “Non si abitano i luoghi, ma le relazioni”. La piazza è il cuore pulsante della città, se una città è viva è grazie alle sue piazze, se una città è sicura è grazie alle sue piazze, ma per avere belle piazze non possiamo semplicemente “scenderci” una tantum, piuttosto dobbiamo abitarle costantemente e costruirci relazioni, giorno dopo giorno. Le relazioni però, purtroppo per noi, non si costruiscono a tavolino, le fanno le persone e serve molto tempo.
La piazza è diffusa, è sempre in movimento, può essere un drive-in oppure il parco di Monte Ciocci, può essere il pratone di un ateneo oppure una scuola a Ponte Mammolo.

Ma l’importante è che la piazza sia tale perché espressione di un sentimento di appartenenza ad una città. Se c’è la piazza c’è una difesa dei processi democratici, della partecipazione, c’è controllo endogeno e quindi la migliore forma di sicurezza. Se c’è partecipazione i conflitti violenti come quelli di Tiburtino III e del Trullo possono essere prevenuti dai tessuti sociali, da chi realmente vive quei territori, da chi li ama e dunque li protegge. Se c’è la piazza non c’è spazio per prevaricazioni e strumentalizzazioni, c’è un tessuto che sa difendersi, che sa replicare. Così per noi è stato, dentro e fuori il Cinema America. San Cosimato è una piazza viva, e come tale è ritrovo per tutti, è approdo e porto, ed è questo perché ci sono i cittadini che la vivono, i turisti ed i passanti che la attraversano, le associazioni che la curano, un Municipio che l’amministra, c’è il parco-giochi, il mercato ed anche i commercianti.

Tutti si rispettano e scendono a compromessi, nessuno ne deve essere proprietario, deve rimanere di tutti, un po’ come facevamo con le aulette autogestite dentro le scuole, un po’ come l’associazione genitori fa alla scuola Di Donato. Una volta vissuti, questi luoghi saranno sicuri perché abitati, partecipati e quindi liberi, e con loro tutta Roma.
L’invito che faccio ai miei coetanei ed a tutti i cittadini è di investire sulle nostre piazze nel quotidiano, investire sentimenti ed amore: è possibile sanare i nostri mali sociali, ma dobbiamo smetterla di attendere che ci ascoltino in Campidoglio o che arrivi un nuovo Petroselli. Sta andando sempre peggio è vero, ma chi ci amministra è sempre di passaggio, invece noi restiamo, perché siamo noi che abitiamo questi luoghi, dunque imponiamoci Noi lo abbiamo fatto, forti della consapevolezza di essere figli, nativi o acquisiti di Mamma Roma e quindi di amarla eternamente, alla follia.
(presidente dell’associazione “Piccolo Cinema America”)

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