Istat: “I giovani sono i più preoccupati per l’ambiente, ma i meno attenti allo spreco”

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    Si preoccupano molto, ma fanno poco per cambiare le cose. A sorpresa, è questa la fotografia dei giovani italiani a tema ambiente, per come l’ha scattata l’Istat in questa ampia analisi a tema cambiamenti climatici, smaltimento dei rifiuti, biodiversità, qualità dell’aria e dell’acqua, buco dell’ozono, conservazione del paesaggio, inquinamento luminoso e rumore, biologico e chilometro zero. “L’attenzione verso comportamenti eco compatibili non è caratteristica propria delle fasce di età giovanili, anzi dopo i 25 anni le percentuali di coloro che adottano i comportamenti ecocompatibili analizzati risultano più elevate. Infatti non spreca acqua il 52,3% delle persone tra i 14 e i 34 anni rispetto al 71,2% degli over 55, così come mostra attenzione a non sprecare energia solo il 50,5% degli under 34 rispetto al 73,8% di coloro che hanno più di 55 anni”, riporta lo studio che ha coinvolto 45.000 persone. Le cose migliorano tra i giovani se si passa a valutare la scelta di mezzi di trasporto alternativi all’auto privata, o ad altri mezzi di trasporto a motore privati: qui le percentuali più elevate si registrano tra i giovani sotto i 34 anni, che li scelgono abitualmente nel 22,4% dei casi, contro il 16,3% degli over 55.

    Photo by Alan Quirvan on Unsplash

    “Il genere non influisce sulle preoccupazioni di tipo ambientale ma le donne sono mediamente più attente a mantenere comportamenti ecocompatibili. Le differenze più evidenti si colgono soprattutto sui comportamenti di acquisto: legge abitualmente le etichette degli ingredienti il 43,0% delle donne rispetto al 30,7% degli uomini e acquista come prassi alimenti o prodotti biologici il 17,2% delle donne e il 12,3% degli uomini. Le donne sono inoltre in media più accorte a non sprecare acqua (68,5% rispetto al 63,2%) ed energia (69,8% rispetto al 65,2%)”. Il titolo di studio si conferma una variabile determinante anche per l’analisi dei comportamenti ecocompatibili dei cittadini. Al crescere del livello di istruzione aumentano le quote di coloro che abitualmente li adottano, infatti tra i titoli più elevati e i più bassi vi sono oltre 20 punti percentuali di differenza nell’abitudine a leggere le etichette dei prodotti, quasi 15 nell’acquistare prodotti biologici e circa 10 nel rivolgere abitualmente le proprie preferenze verso i prodotti a chilometro zero. Una maggiore propensione delle persone con titolo di studio più elevato si rileva anche nell’attenzione a non sprecare acqua ed energia, ma la differenza è di minore entità. Per quanto riguarda il livello di preoccupazione, invece, i giovani sono imbattibili. Il 52% della popolazione di +14 anni mette i cambiamenti climatici al vertice dei propri pensieri, seguiti dall’inquinamento dell’aria e dal tema della produzione e dello smaltimento dei rifiuti. In generale, circa il 40% delle persone di ogni età è comunque preoccupato per questi temi, mentre gli altri problemi ambientali affliggono meno di tre persone su 10. I problemi meno sentiti riguardano le conseguenze del rumore sulla salute e la rovina del paesaggio. Sempre parlando in generale, negli ultimi 25 anni, l’attenzione della popolazione per la fragilità dell’ambiente è cresciuta solo leggermente, anche grazie al fatto che se ne parla sui media e social media molto di più di un tempo. I timori per l’effetto serra nel 1998 riguardavano quasi sei persone su 10 per gli over 14 anni, contro il 35% del 2021 (anno in cui Istat ha raccolto i dati). Solo la metà dei cittadini è preoccupata per la qualità dell’aria che respira, sebbene il problema sia particolarmente grave nel nostro Paese rispetto ad altre nazioni europee, e solo una persona su cinque lo è del dissesto idrogeologico (25 anni fa erano molto di più: il 34%). L’inquinamento delle acque e il tema dei rifiuti interessano in maniera costante circa il 40% delle persone sopra i 14 anni, mentre la distruzione delle foreste, che preoccupava nel 1998 il 25,2% della popolazione, scende al 22,3% nel 2021. Se i giovani fino a 34 anni sono i più sensibili alla questione della perdita della biodiversità (il 32,1% contro il 20,9% degli over 55), alla distruzione delle foreste (il 26,2% contro il 20,1%) e all’esaurimento delle risorse naturali (il 24,7% contro il 15,9%); gli over 50 concentrano le loro ansie ambientali sul dissesto idrogeologico (il 26,3% contro il 17% degli under35) e l’inquinamento del suolo (il 23,7% contro il 20,8%).

    L’articolo Istat: “I giovani sono i più preoccupati per l’ambiente, ma i meno attenti allo spreco” proviene da The Map Report.

    Vito Califano

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