Lo sgombero del Camping River, l’appello dei prof: “Quei ragazzi rom hanno diritto di tornare a scuola”

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Parlano i docenti di Labaro: “Molti si sono laureati”. Le famiglie sfollate ora dormono sotto i ponti a Saxa Rubra


Come educatori abbiamo il dovere di difendere il diritto all’istruzione di tutti i nostri ragazzi, perché, come scriveva Don Milani: “Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Nella citazione c’è tutto il disappunto dei 30 insegnanti dell’istituto comprensivo Largo Castelseprio, a Labaro, che hanno scritto una lettera aperta alla città per difendere il diritto allo studio dei loro 20 alunni rom,sgomberati dal Camping River e ora a forte rischio esclusione sociale. Studenti con profitto, che adesso sopravvivono accampati in piazza Saxa Rubra, a Prima Porta.

“Diversi alunni del nostro istituto (accorpa materna, elementari e medie, Ndr) residenti nel campo – scrivono i professori – nel corso degli anni hanno proseguito con successo gli studi, ben oltre la scuola dell’obbligo, giungendo in alcuni casi perfino alla laurea. Tutto questo lungo lavoro rischia di essere vanificato con lo sgombero”.

Flavia D’Angeli, 45 anni, insegna italiano, storia e geografia alla scuola media, cita a memoria il nome di quasi tutti gli alunni rom che ha seguito con passione negli anni. ” Lo sgombero – osserva – è una contraddizione che annulla il lavoro per l’inclusione fatto anche con finanziamenti pubblici. Brucia anni di lavoro sulla scolarizzazione”. La professoressa ricorda le feste di fine anno organizzate nel piazzale dell’ex insediamento in via di Tenuta Piccirilli. “Tanti alunni stavano facendo progressi, ora rischiano di perdersi ” , esclama D’Angeli.

“Chicca aveva sostenuto l’esame di terza media l’estate scorsa, frequenta l’Alberghiero a Fidene – dice la professoressa – Alessio, suo fratello, ha finito la prima media quest’anno. Ha vinto anche la borsa di studio”. Adesso, due dei suoi alunni più brillanti, dormono accampati nello stanzino degli attrezzi ricavato all’interno di un pilone del cavalcavia sulla Flamina, all’altezza dello svincolo per Saxa Rubra. Da lì, il River dista solo una manciata di chilometri.

Le circa 150 famiglie sfollate, dopo aver rifiutato la sistemazione nella tendopoli in via Ramazzini, a Monteverde, hanno trascorso la notte tra domenica e lunedì sull’asfalto di Prima Porta, a pochi metri dalla stazione. Juliana, 38 anni, invece ha rifiutato il rimpatrio assistito offerto dal Comune, è tornata a Craiova, in Romania, autonomamente per lasciare la figlia Maria, 9 anni, ai nonni: “Poi tornerò a Roma per lavorare – promette – faccio la colf ” . Anche lei è vittima della ” politica delle ruspe”.

Proprio sul clima alimentato da M5s e Lega nel Paese, il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, dice: “La differenza di atteggiamento politico su l’intolleranza è tutta qui. Tra chi vuole dar fuoco all’Italia e chi la vuole salvare

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