Perché l’appello alla privacy di Diletta Leotta non funziona su Instagram

    0
    91

    La conduttrice se la prende con le testate di gossip e i paparazzi. A leggere i commenti, il suo sfogo le ha attirato parecchio odio. Forse usare una vetrina per l’auto esposizione per chiedere riservatezza non è un’idea brillante

    In uno sfogone pubblicato ieri sul suo profilo Instagram, la conduttrice Diletta Leotta se la prende con i paparazzi e i giornali di gossip (“giornalismo-spazzatura”, la sua definizione) che, secondo lei, diffondono informazioni false, inducendo l’opinione pubblica a considerarla “una mangia uomini, una donna incapace di amare“. Aggiungendo che non può essere considerato il prezzo da pagare al successo. E che non sarebbe neppure giusto dire “che me la sono cercata e che me la cerco per via del trucco, delle forme, degli abiti indossati, delle foto postate. Tutte scelte che rientrano nella sfera della libertà individuale“.

    Niente da obiettare fin qui. Postare foto sexy, seminude, nude, tutto quello che ci pare, è una libera scelta, del tutto legittima. Ma quello che lascia perplessi dello sfogo della Leotta è la presa di posizione contro il giornalismo, anche se un certo tipo. Davvero oggi il gossip è ancora quello delle riviste e dei giornali seppur online? In un’epoca dominata dai social media, onestamente, la sua dichiarazione suona antiquata. 

    Un altro aspetto che lascia perplessi è la totale attribuzione a terzi della responsabilità di questa insana curiosità nei suoi confronti. Parlando di esposizione mediatica e gossip con le donne del mondo dello spettacolo, della Tv, si ottiene più o meno sempre la stessa risposta: “Se non vuoi essere vista un modo si trova“. Ma mettiamo anche che non sia del tutto vero: non è possibile che il gossip sia, comunque, un effetto collaterale certo indesiderato e molesto dell’auto esposizione? Più chiaramente, se  posto immagini con il mio fidanzato, soprattutto se si tratta di un attore come Can Yaman che non è proprio un illustre sconosciuto, non è possibile che, anche involontariamente, stimoli paparazzi e gossippari a volerne sapere di più?

    Ci sono leggi che regolano la privacy e queste vanno rispettate. Se qualcuno le ha infrante, si merita una denuncia. Così come, un anno fa, si sono beccati una denuncia  i responsabili della diffusione online di immagini private della conduttrice e di altri personaggi pubblici grazie a un’operazione portata a termine dalla polizia postale, proprio su querela della Leotta.

    leotta diletta

    Nel post, la conduttrice scrive anche: “Spiegatemi perché poi una donna non può avere amici, ma sempre e solo amanti. Perché se incontro due volte un ragazzo simpatico per un aperitivo si parla subito di nuovo amore? Perché se faccio uno spot con un calciatore si insinua per mesi che siamo una coppia segreta? Perché se frequento un attore, bellissimo, e siamo felici, deve essere per forza una storia inventata? E perché se, nel rispetto del lockdown, rinuncio a un meraviglioso viaggio all’estero si parla di crisi fra noi?”.

    E proprio su quest’ultima affermazione si sono scatenati i commenti più acidi. Molti le hanno rinfacciato di non essere stata particolarmente ligia nel rispetto delle regole, citando altri viaggi in tempi di pandemia. Che sia vero o no, il punto è che il Covid ci ha reso tutti un po’ più insofferenti (il contrario della retorica del diventeremo più buoni). Tutti quelli che si sono visti confinati in una regione rossa per mesi senza la possibilità di vedere parenti e amici sono, per usare un eufemismo, nervosetti. Motivo per cui non era difficile prevedere reazioni di questo tipo. Soprattutto da chi ha 7,7 milioni di follower ci si aspetterebbe una conoscenza migliore dei meccanismi dei social. Un post come questo, giusto o no, è un’esca per gli hater della rete. 

    Ricapitolando. Le conquiste femminili non si toccano. Il com’era vestita non deve valere nelle aule dei tribunali per crimini come lo stupro, non deve valere per giustificare attenzioni non richieste (Catcalling). E in un mondo migliore non dovrebbe essere un lasciapassare per etichettare nessuno. La privacy di chiunque va rispettata e le infrazioni punite. Ma i social andrebbero usati con cautela quando si tratta di segnalare intrusioni nella propria vita privata: in quanto vetrine per l’auto esposizione/promozione, anche un appello sincero a favore della riservatezza suona stonato. Diciamo pure, fuori posto. 

    Potrebbe interessarti anche

    Leave a Reply