Pilotavano gli appalti per le case di riposo in tutto il Nord Italia, 35 indagati a Vercelli

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Tra di loro c’è il presidente della Pro Vercelli di calcio 


Costruivano bandi di gara su misura per la Punto Service, società di Vercelli che lavora nel settore delle case di riposo e dell’assistenza agli anziani, facendo in modo che non potesse non vincere. Ora trentacinque persone sono indagate nell’inchiesta coordinata dalla procura di Vercelli. In due anni di indagini gli uomini della guardia di finanza hanno scoperto relazioni e amicizie che facevano in modo di favorire la società Punto Service, guidata da Massimo Secondo, imprenditore noto anche per essere presidente della Pro Vercelli. Il club di calcio è estraneo alla vicenda, ma quello di Massimo Secondo è un ruolo chiave: grazie alle sue conoscenze è riuscito a farsi aggiudicare almeno 14 appalti per un valore di 50 milioni. Il principale è quello dell’Ipab Borsalino di Alessandria, il cui consiglio di amministrazione è finito interamente sotto accusa per corruzione e turbata libertà degli incanti.

Secondo la procura gli indagati costruivano bandi su misura per la società “amica” e, in fase di assegnazione, durante le gare le venivano attribuiti altissimi punteggi nel “capitolato tecnico-qualitativo”. Così alti che le altre società concorrenti non riuscivano a farsi attribuire gli appalti, nonostante presentassero offerte economiche più vantaggiose. A fronte di questi vantaggi, la Punto Service offriva favori personali, tra cui assunzioni, e regali di vario tipo.

Tra gli indagati, oltre al presidente Massimo Secondo, colpito dal gip da una misura interdittiva per sei mesi dai ruoli dirigenziali, compaiono anche Giovanni Maria Ghè e Gianpaolo Paravidino, rispettivamente presidente e direttore del Consiglio di amministrazione dell’Ipab Borsalino di Alessandria, e il presidente della commissione di gara, Paolo Barbano.

L’indagine ha avuto origine da un’altra inchiesta, relativa a un appalto per servizi scolastici nel comune di Casale Monferrato, che aveva portato, nel novembre 2015, anche all’arresto del presidente del consiglio comunale di Casale, Davide Sandalo.

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