Roma, all’Unint progetti a costi gonfiati: docenti che si erano scoperti a capo di progetti di ricerca senza aver mai dato il proprio consenso

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    Nata un anno fa dalla segnalazione di alcuni docenti che si erano scoperti a capo di progetti di ricerca senza aver mai dato il proprio consenso, l’indagine sulla presunta truffa nelle erogazioni pubbliche realizzata dai vertici della Università degli studi internazionali di Roma ha rivelato molto altro. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria stimano un raggiro ben più ampio che ammonterebbe a 800mila euro, dei quali 480 mila già immobilizzati in un sequestro preventivo. Costi gonfiati, rendicontazioni approssimative, giustificativi di spesa mancanti, retribuzione figurativa di personale dipendente e collaboratori che non hanno però svolto alcuna attività nei progetti, tutto per alzare la quota di finanziamento riconosciuta dal Ministero della salute. In parallelo alla chiusura del fascicolo d’inchiesta, il pm Mario Palazzi ha così inoltrato una segnalazione all’Avvocatura dello Stato sull’ipotesi di un consistente danno patrimoniale causato al ministero. Sarà la Corte dei Conti a stabilire quanta parte di finanziamento pubblico sia stato ottenuto in modo fraudolento.

    Alla notizia dell’inchiesta Unint ha risposto con una smentita che sembra diretta più a calmare i malumori interni al campus di via Cristoforo Colombo e con una serie di mosse che il tempo dirà se siano state tardive o meno. I docenti che avevano confermato nelle loro testimonianze di non sapere nulla dei progetti dei quali risultavano firmatari, sono stati allontanati o hanno ricevuto ex post compensi stabiliti univocamente. Soprattutto, il presidente Giovanni Bisogni, indagato, si è dimesso almeno formalmente dal suo incarico. Una decisione, questa, che risponde a un’altra sollecitazione esterna. L’Unint era infatti finita all’attenzione anche dell’Anac, l’Autorità anti corruzione, che sull’intreccio societario con l’istituto Formit aveva inviato ad aprile 2019 una raccomandazione all’ateneo «ad adottare misure di trasparenza». L’Unint altro non è che la ex università San Pio V, oggi controllata dalla Fondazione Formit in forza di un protocollo d’intesa con il quale quest’ultima è subentrata nella governance dell’ateneo. Uno degli aspetti finiti all’attenzione dell’Anac per un possibile conflitto di interessi riguardava la sovrapposizione tra i vertici dell’ateneo e quelli della fondazione. Bisogni ricopriva il doppio ruolo di presidente sia nel cda della Unint che del Formit, avendo suo figlio Fabio come vice in entrambi i casi. Le dimissioni e la presentazione di un piano di trasparenza, sulle più blande prescrizioni per gli atenei privati, hanno messo Unint al riparo almeno su questo fronte.

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