Sul mix vaccini l’EMA non si sbilancia.

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“Sulla base delle esperienze del passato”, mischiare vaccini “sembra una strategia che può essere impiegata, ma su quelli Covid-19 ci sono prove limitate ed è importante raccogliere maggiori informazioni e monitorare con attenzione”. Così Marco Cavaleri dell’Ema.

“Da una prospettiva dell’Ema non è facile in questa fase esprimere una netta raccomandazione” sul mix di vaccini Covid, “anche perché non è chiaro se la compagnia abbia interesse a chiedere l’autorizzazione per aggiungere informazioni sul prodotto”. Ma non appena avremo più dati, ad esempio dallo studio britannico, valuteremo se fare una dichiarazione sul mix”.

“AstraZeneca è approvato un Ue in due dosi, in un intervallo tra quattro e 12 settimane. Spetta agli Stati membri decidere se vogliono usarlo in due dosi o preferire, per qualche ragione, dare la seconda dose con un vaccino Rna messaggero” aggiunge Cavaleri. “Come detto, tutte le evidenze che abbiamo che ci indicano che finora non dovrebbe essere problematico ma ovviamente devo ricordare che le evidenze sono limitate e serve un monitoraggio attento”, ha precisato.

“Abbiamo visto sulla base dei dati del Regno Unito che la prima dose del vaccino di AstraZeneca è efficace contro la variante delta, ma una seconda dose aumenterebbe la protezione in modo significativo. Visto che la protezione con la prima dose è bassa nei confronti della variante alfa che vediamo circolare in Europa, sarebbe importante che l’intervallo tra le due dosi sia accorciato” spiega Cavaleri.

Al momento si contano “405 casi di potenziali trombosi con le dosi AstraZeneca su 45 milioni di persone vaccinate” a cui è stato somministrato il vaccino, quindi si tratta di eventi “molto rari”, così come si contano “dieci possibili casi di trombosi su sei milioni di vaccinati con la dose Johnson & Johnson” ha detto Georgy Genov, responsabile della farmacovigilanza dell’Ema.