In questi ultimi giorni la parola d’ordine è riemergere dal lockdown. Tornare ad uscire, a lavorare, nelle fabbriche, nelle strade.
Farlo non sarà semplice perchè il Coronavirus è stato tutt’altro he sconfitto. Perchè i focolai sono sempre in agguato e di cure e vaccini, al momento, non ce ne sono.
Perchè il corinavirus si sta scoprendo alla scienza in modo lento e non lineare creando non pochi grattacapi a ricercatori e scienziati.
La politica si arrovella nel frangente in cui la responsabilità chiede il coraggio di scelte che, a tratti, complici anche i numeri ad andamento variabile dei contagi e dei positivi, sembrano più semplici e tratti impossibili, a noi cittadini spetterà la parte è più importante e, forse, più difficile.
Perchè tornare a vivere, tornare a scendere in strada o a lavoro porterà con sè un carico psicologico e di paura notevole. Ma porterà soprattutto l’esigenza di imparare a convivere con una serie di restrizioni, di regole, da rispettare nell’interesse nostro e degli altri, che erano finite nel cassetto della dimenticanza.
Dovremo imparare che l’arroganza, come quella dei novelli costituzionalismi e avvocati laureati dagli accessi su Facebook, non è utile a nessuno perchè produce disorientamento in chi non conosce le norme e pertanto è portato a non rispettarlo.
Dovremo imparare che non aggirare la fila per sentirsi più furbi significa mancare di rispetto a chi è arrivato un’ora prima di noi.
Dovremo imparare, qualcuno per fortuna lo faceva, a non starnutire come se non ci fosse un domani ma mettendo la mano a protezione della bocca.
Dovremo imparare a bere dal nostro bicchiere e a non mischiare il nostro con quello degli altri.
Dovremo imparare soprattutto la gentilezza di comportarci in modo civile, con mascherine, guanti e affidando ai nostri occhi un sorriso sincero a chi incontriamo in fila, per strada, ad un metro da noi.
Lo abbiamo fatto per oltre un mese e non è andata poi così male, possiamo fare meglio e di più, insieme.