Walter Ricciardi: Italiani siano responsabili o misure estese a tutto il Paese”

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    Per il consulente del Governo nell’emergenza coronavirus “le restrizioni sono giustificate su basi scientifiche. E se non verranno osservate le regole non escludo che si debbano estendere”

    Se escludo provvedimenti restrittivi come quelli appena varati anche per il Sud e il resto d’Italia? In questo momento non è possibile escludere nulla”. Walter Ricciardi lo dice senza troppi giri di parole: “Quello a cui abbiamo assistito in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna è un aumento repentino ed esponenziale del numero dei casi che può portare rapidamente al collasso del sistema sanitario in queste Regioni”.

    Professore di Igiene, membro dell’Oms e da fine febbraio consulente del Governo nella gestione dell’emergenza coronavirus, Ricciardi non ha risparmiato all’esecutivo critiche per i provvedimenti assunti prima dell’esplosione dell’epidemia. Il decreto varato ieri notte, invece, che ha fatto incassare al Governo il plauso e il sostegno dell’Oms, “è giustificato dal punto di vista scientifico, epidemiologico e di sanità pubblica”.

    Sindaci e governatori protestano, il Veneto chiede lo stralcio delle sue aree rosse, dicendo che si tratta di “una misura scientificamente sproporzionata”.

    “Non rispondo al governatore Zaia, ma tengo a precisare che il decreto è giustificato dal punto di vista scientifico, epidemiologico e di sanità pubblica in relazione a una curva epidemica che palesa segni di aumento costante nelle zone di fascia 1, in cui il tasso di incidenza cumulativa dei casi, la circolazione autoctona dell’infezione virale e la vulnerabilità geografica rendono indispensabile l’assunzione di misure di distanziamento sociale finalizzate al contenimento dell’epidemia”.

    E le disposizioni per il resto del Paese, sono altrettanto giustificate dal punti di vista scientifico?

    “Assolutamente sì. Sono finalizzate a limitare l’ampliamento delle zone geografiche oggetto di misure così stringenti. È bene che le autorità sanitarie, nazionali, regionali e locali, si rendano conto dell’urgenza di implementare in maniera efficace queste iniziative e che l’intera popolazione comprenda l’entità dei rischi e si comporti in maniera responsabile”.

    A proposito di comportamenti responsabili, ha visto le immagini della fuga di massa da Milano ieri sera?

    “Le ho viste, sì. Credo ci sia stata una irresponsabile fuga di notizie che non so a chi ascrivere, ma che ha determinato la circolazione di informazioni che, per la loro estrema delicatezza, dovevano essere comunicate e spiegate alla popolazione in modo da far comprendere le loro caratteristiche ed evitare, appunto, quelle scene che si sono viste”.

    Torniamo al decreto. Le aree oggetto del provvedimento sono da considerare zone rosse. Il resto del Paese è un’enorme zona gialla?

    “Questo provvedimento cambia la filosofia. Ci sono le zone di fascia 1, per cui, come ho detto, il tasso di incidenza cumulativa dei casi, la circolazione autoctona dell’infezione virale e la vulnerabilità geografica hanno reso necessarie le misure varate con il decreto. Poi ci sono le zone di fascia 2, il resto del Paese. Ma il rischio che, se non adottiamo comportamenti responsabili e conseguenti a quanto stabilito anche per quest’area, i casi aumentino anche nel resto del Paese è assolutamente concreto”.

    Lei esclude la possibilità di varare provvedimenti restrittivi come quelli assunti anche al Sud, per esempio?

    “In questo momento non è possibile escludere nulla. Quello a cui abbiamo assistito in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna è un aumento repentino ed esponenziale del numero dei casi che può portare rapidamente al collasso del sistema sanitario in queste Regioni”.

    Sistema sanitario che non ha lo stesso livello di efficienza ovunque nel Paese.

    “Appunto. L’espansione del virus ad altre Regioni più deboli dal punto di vista strutturale si tradurrebbe in un problema nazionale”.

    Il commissario per l’emergenza, Borrelli, invitando alla responsabilità ha parlato di “guerra”.

    “Sono totalmente d’accordo con lui, è una guerra”.

    Secondo lei, professore, nel Paese c’è consapevolezza della situazione?

    “In generale non ne vedo molta, ma al Nord mi sembra maggiore. Mi auguro che maturi rapidamente anche nel Centro e al Sud”.

    Ora cosa dobbiamo aspettarci?

    “Dobbiamo sperare che le misure adottate contengano l’espansione dell’infezione virale nelle aree di fascia 1 e impediscano al virus di propagarsi anche nelle zone di fascia 2. La prossima settimana valuteremo se stanno funzionando”.

     

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