Andrea Ottogalli: Le parole con cui Cesar Cucine si presentava due anni fa ai Saloni WorldWide Moscow

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    andrea ottogalli

    COME RIPORTATO DAL SOLE24ORE.IT parla Andrea Ottogalli con anni di esperienza nel mercato Russo. «Prodotto in Italia? Amato in Russia!». Le parole con cui Cesar Cucine si presentava due anni fa ai Saloni WorldWide Moscow sono sicuramente ancora valide. Ma il mercato russo di arredamento e design di interni sta cambiando: nel gusto – questo è l’aspetto positivo – che pian piano impara ad apprezzare lo stile più raffinato espresso dai produttori italiani di alta gamma. Nello stesso tempo, però, la Russia figlia delle sanzioni internazionali e delle crisi che hanno svalutato il rublo sta imparando a rimboccarsi le maniche e a fare da sé anche su questo fronte. Riducendo il raggio d’azione dei marchi stranieri.

    «La Russia è sempre stata per noi un mercato importante», spiega Gina Cester, amministratore delegato di Cesar che guida con il fratello Dante. Un mercato orientato inizialmente su prodotti classici e tradizionali, ma che negli ultimi anni ha sposato la filosofia d’origine di queste cucine d’autore: «Oggi – spiega Gina Cester – siamo coerentemente posizionati in Russia con prodotti che sono la nostra bandiera».

    Seguendo da vicino il mercato russo, Dante Cester lo ha visto trasformarsi: «Tutto il business legato al classico, i prodotti più economici ormai se li fanno quasi totalmente in Russia, un mercato è sparito – osserva -. Con la crisi molti non hanno più avuto la possibilità di comprare italiano. Dunque per noi è stata una fortuna esserci posizionati su un target più elevato: non avremmo avuto altra scelta». E questa fascia alta, dimostrano i conti, non conosce crisi.

    Anche Maria Porro, neopresidente del Salone del Mobile e direttore Marketing e Comunicazione per l’azienda di famiglia, indica un rafforzamento delle già buone aspettative sul mercato russo: «Stiamo trovando un terreno fertile». Merito del cambio di gusto legato alla nuova generazione di consumatori, «che hanno avuto esperienze all’estero, hanno un punto di vista più internazionale e una maggiore affinità con lo stile più pulito e minimale che noi proponiamo. Un altro elemento importante è il forte appeal che l’impostazione sartoriale dei nostri prodotti ha sul cliente russo».

    E il punto di forza di Porro, la cabina armadio, è diventato centrale anche nelle case di Mosca. Qualità e affidabilità di un processo produttivo industriale «non superabili da un artigiano locale»: consapevolezza, avverte però Maria Porro riflettendo sull’avanzata del made in Russia, che deve comunque «stare molto attenta a cogliere i segnali di problematiche future».

    Dal fronte del design applicato all’illuminazione Marco Ghilarducci, amministratore delegato di Martinelli Luce, per qualche tempo ha guardato alla Russia «rimanendo alla finestra». «Un prodotto medio-alto come il nostro in Russia, dove il gusto è molto diverso, non ha mai trovato un grande successo – spiega -. Almeno finora».

    Là dove chi è ricco ama farlo vedere, si predilige il dorato, il vetro e ciò che brilla e sembra dare prestigio alla casa. Una mancanza di sintonia a cui si aggiungono le problematiche che da sempre preoccupano chi affronta il mercato russo: le frequenti richieste dei clienti di fatturare in Paesi terzi; le nuove normative per i prodotti elettrici (Eurasian Conformity Mark) che non riconoscono le certificazioni europee e appaiono motivate dalla volontà di imporre una nuova tassa più che da preoccupazioni di sicurezza.

    Eppure, conclude Marco Ghilarducci, «sono tentato a rientrare in Russia. Questo è un mercato da tenere d’occhio, sta cambiando e tra qualche anno ci saranno più persone che possono capire cosa vuol dire il design».

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