Sailor Moon SuperS: 5 curiosità poco note sulle guerriere Sailor

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    L’universo di Sailor Moon è infinito: il manga di Naoko Takeuchi debuttava in Giappone ormai trent’anni fa, il 28 dicembre 1991, per venire successivamente adattato in una popolarissima serie a cartoni fortemente censurata in Italia e Stati Uniti, in film per il cinema, in musical fino a diventare un fenomeno popolarculturale mondiale – e un baluardo per la comunità Lgbt cresciuta negli anni ’90 – tanto amato che nel 2004 contava 3.335.000 siti web dedicati alla paladina che veste alla marinara. La fanciulla frignona e pasticciona che si trasforma in Sailor Moon, guerriera che combatte in nome della Luna, e le sue compagne concludevano le avventure descritte nella quarta stagione del cartone, Sailor Moon SuperS – in italiano Sailor Moon e il mistero dei sogni – ispirato all’arco narrativo di Yume (“sogno”) il 23 ottobre 1996. Per festeggiare questo franchise immortale che solo pochi mesi mesi ha conquistato anche Netflix con il film Pretty Guardian Sailor Moon Eternal , ecco curiosità, retroscena e aneddoti che non tutti conoscono.

    1. Un film tutto per Sailor Urano e Sailor Nettuno

    Sailor Moon SS The Movie – Il mistero dei sogni, il terzo film animato del franchise, prodotto nel 1995 e collegato a Sailor Moon SuperS, trae spunto dalle macabre fiabe della Mitteleuropa, ma avrebbe dovuto essere invece tutto dedicato a Sailor Uranus e Sailor Neptune. Kunihiko Ikuhara, già regista di Sailor Moon R (Sailor Moon La luna splende) e Sailor Moon S (Sailor Moon e il cristallo del cuore), prese male il minore successo della quarta stagione e abbandonò per dedicarsi a Utena la fillette révolutionnaire. La sua idea originale per il film era una monografia sulla coppia, con Sailor Uranus decisa a impossessarsi di un talismano custodito da Sailor Moon in grado di risvegliare una Sailor Neptune dormiente in un luogo che si trova “alla fine del mondo”.

    2. Le guerriere di scorta

    La Takeuchi non aveva intenzione di rendere personaggi di primo piano Sailor Uranus-Haruka-Heles, Sailor Neptune Michiru-Milena e Sailor Pluto-Setsuna-Sidia, ovvero le guerriere del Sistema Solare Esterno di cui fa parte anche Sailor Saturn-Hotaru-Ottavia. In una lontana intervista del 1995, la stessa autrice parlandone le liquidava affermando che non sono niente più che personaggi di contorno nei manga, puntualizzando che il merito della loro ascesa alla ribalta risiedeva principalmente nella trasposizione in anime e in particolare nell’arco del sogno di Sailor Moon SuperS.

    3. Il segreto dell’uniforme

    Di solito – Tatsunoko docet – le trasformazioni degli eroi dei cartoni nipponici servono non solo a celarne l’identità ma anche e soprattutto a renderli più forti. Dalla tuta di Hurricane Polimar al corpo cibernetico di Kyashan fino alle evoluzioni dei meganoidi in megaborg, ma non nel caso delle guerriere Sailor. Incredibile ma vero, la loro forza fisica rimane invariata quando si trasformano: i loro costumi sono… solo costumi. In pratica, come affermato dallo stessa regista Ikuhara, restano abili, agili e intelligenti quanto lo sono nella vita di tutti i giorni, e l’uniforme serve solo a fornire un’iniezione di sicurezza in sé stesse per pomparle in vista di uno scontro.

    4. La riccanza

    Usagi (Bunny) e le altre sono delle riccone: gli edifici nella zona d Azany-Juban costa(va)no al metro quadro un occhio della testa e Bunny abitava in una casa di due piani pagata dal papà, fotografo per un quotidiano. Anche Sailor Mercury-Ami-Amy proviene da una famiglia agiata (la mamma è medico, il padre è un pittore sempre in giro per il mondo). A dimostrare che le guerriere Sailor – e i loro amici – sono ricconi, anche le automobili supercostose che guidano: Haruka-Heles-Sailor Uranus è spesso ritratta negli artbook su una Ferrari 512M; Mamoru (Marzio) se ne va in giro su un’Alfa Romeo SZ Sprint Zagato – vettura prodotta in un numero limitato di esemplari – nel cartone, e ha una Porsche 962 LM negli artbook. La stessa Takeuchi ha una passione sfegatata per le automobili veloci, e possiede sia Ferrari che Porsche.

    5. Je suis Naoko

    A proposito di auto costosissime, la Takeuchi se lo può permettere grazie alle royalty di Sailor Moon, ma non è stato sempre così. La sua frattura negli anni ’90 con la casa editrice Kodansha fu in larga parte attribuibile al fatto che la mangaka non riceveva le percentuali delle lucrose vendite all’estero. Quella nazionali erano più che sufficienti ad arricchirla – tra l’altro il matrimonio con Yoshihiro Togashi, autore di Yu Yu Yakusho, incrementava non poco il patrimonio di famiglia -, ma niente a che vedere con i proventi galattici ottenuti all’indomani del nuovo Millennio in seguito a nuovi accordi. A proposito di famiglia, si sa che la Takeuchi si è spesso identificata, per il tipo di personalità, con la protagonista Usagi, ma c’è altro di autobiografico anche nel fatto che padre, madre e fratello di Bunny si chiamano come i suoi stessi parenti: Kenji, Ikuko e Shingo. Anche i numerosi riferimenti scientifici ricorrenti nel manga sono da imputarsi a qualcosa di personale, per inciso la laurea in chimica prima di diventare un’autrice di fumetti.

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