Cile, l’emergenza climatica ed ecologica nella Nuova Costituzione

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    A seguito del referendum del 2020, in cui i cileni hanno votato in modo schiacciante per un cambiamento della costituzione, al fine di superare l’impostazione stabilita nel 1980 durante la dittatura militare di Augusto Pinochet, essa dovrà essere sostituita entro il 2022. L’evento simbolo delle proteste che hanno interessato il Paese nei mesi precedenti al referendum è stato il rincaro dei prezzi di biglietti dei mezzi pubblici nella capitale, Santiago. Alla base un malcontento profondo, sfociato in numerosi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, con morti e feriti. Il referendum del 25 ottobre 2020 ha stabilito che si dovrà redigere una nuova costituzione con una maggioranza di quasi il 79% dei voti. Si è poi stabilita anche la natura dell’organo a cui affidare il potere costituente, incaricato di redigere la nuova Carta: un’assemblea costituente interamente eletta. I 155 cileni eletti per scrivere una nuova costituzione si sono riuniti in prima battuta per dare inizio alle consuete procedure istituzionali, prima di iniziare effettivamente a lavorare al nuovo testo.

    Photo by Steve Johnson on Unsplash

    Adesso si passa ai fatti, e tra questi, ai primi posti, per la prima volta, c’è la crisi climatica o per usare le loro parole una “emergenza climatica ed ecologica”. Il riferimento è prima di tutto all’estrazione del litio, il metallo del secolo, indispensabile per produrre ogni genere di batteria, quello che ha reso il Paese il più ricco del Sud America, ma distribuito in modo iniquo le ricchezze prodotte, comportando nel frattempo severi danni all’ambiente. Mentre il litio continua a crescere di prezzo, le società minerarie in Cile, il secondo produttore mondiale di litio dopo l’Australia, non aspettano altro che aumentare la produzione, così come i politici, che considerano quell’estrazione cruciale per l’economia. Ma l’opposizione sostiene che il modello economico del paese, basato sull’estrazione di risorse naturali, ha richiesto un costo ambientale troppo elevato, e non è riuscito a diffondere i benefici a tutti i cittadini, compresi i suoi indigeni. Il movimento di scontento è cresciuto talmente tanto che pochi giorni fa le elezioni hanno sancito alla presidenza Gabriel Boric, un ex studente attivista di 35 anni, ambientalista. Aveva fatto una campagna per espandere la rete di sicurezza sociale, aumentare le royalty e le tasse minerarie e creare una società nazionale per il litio. Di pari passo con la sua elezione, ora la Convenzione Costituzionale dovrà decidere che tipo di Paese vuole essere il Cile. Come dovrebbe essere regolamentata l’attività mineraria e quale voce dovrebbero avere le comunità locali sull’attività mineraria? Il Cile dovrebbe mantenere un sistema presidenziale? La natura dovrebbe avere diritti? E le generazioni future? Tra i Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici, il Cile soffre anche di siccità sempre più diffuse: i fiumi cominciano a prosciugarsi e i diritti sulle acque dovranno essere ridiscussi. La mattina dopo la vittoria di Boric, il prezzo delle azioni del più grande produttore di litio del paese, Sociedad Química y Minera de Chile, o SQM, è sceso del 15%. Centinaia di migliaia di persone si sono riversate per le strade di Santiago per festeggiare la sua vittoria. Barba incolta, vistosi tatuaggi, niente cravatta: Boric è conosciuto per il suo stile non convenzionale. Da studente ha guidato le proteste contro l’istruzione privata. Salito sul palco per tenere il suo primo discorso ufficiale, il neo-presidente ha salutato la folla in spagnolo e poi in “mapudungun”, la lingua dei Mapuche, popolo al centro di un conflitto per le terre che sono state loro sottratte dallo Stato. Ha poi detto: “Voglio un governo che renda protagonisti i quartieri e le comunità, perché senza la partecipazione delle persone la democrazia non esiste”, assicurando di voler difendere il progetto di una Nuova Costituzione, che considera “orgoglio mondiale”, e di voler cambiare la politica cilena a partire dai diritti umani, l’attenzione per l’ambiente, la dignità dei lavoratori e la parità di genere. Tutte scelte meritevoli, ma che avranno un prezzo, a partire da quello delle batterie al litio che devono alimentare la transizione energetica del primo mondo, Europa compresa, e che tutti dovremmo essere pronti a pagare.

    L’articolo Cile, l’emergenza climatica ed ecologica nella Nuova Costituzione proviene da The Map Report.

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