Religione, oggi è la giornata contro le persecuzioni. Interessano il 90% degli Stati

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    Le persecuzioni contro le minoranze religiose o ideologiche sembrano una costante dell’umanità, a prescindere dalle epoche e dalle latitudini. A tenere banco in questo periodo è la situazione in Afghanistan. Dopo il ritiro degli Stati Uniti, i talebani hanno rapidamente reimpostato la loro visione estremista dell’Islam al Paese e alle sue minoranze religiose, con “pene” quali la fustigazione, la lapidazione e persino la crocifissione per le minoranze: cristiani, ma soprattutto hazara sciiti, la più grande minoranza del paese, e ancora le popolazioni di musulmani ahmadi, sikhs, baha’i e indù. I cristiani costituivano una minoranza significativa quando gli Stati Uniti si sono ritirati, circa 10.000, anche se il numero è poi crollato nell’ultimo anno. La maggior parte si è convertito all’Islam, ma sono considerati dai talebani musulmani apostati, e se scoperti rischiano la morte quasi certa. Tra le forme di ricerca c’è anche l’invio di messaggi nel telefono, dove ai cristiani afgani viene chiesto: “Dove sei, infedele?”. Sebbene non se ne parli poi molto, l’Afghanistan – assieme alla Cina e al Sudan – sono i pochi casi in cui i mass media dedicano un minimo di risalto alla questione. Ma si stima che in quasi il 90% dei Paesi del mondo, nel periodo 2000-2007, ci siano stati casi di violenza fisica o deportazione per motivi religiosi. Dal punto di vista geografico la situazione più grave si registra nel Medio Oriente, nell’Africa Settentrionale e nell’Asia meridionale, dove persecuzioni religiose violente sono in atto in tutti i paesi e sono sostanzialmente la norma. Per dare risalto a questo stato delle cose l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale per la commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo stabilita, – il 22 agosto -, “deplorando le diffuse violazioni subite da individui e persone appartenenti a minoranze, che sono presi di mira sulla base della loro religione o credenza”.

    Photo by Karl Fredrickson on Unsplash

    Secondo dati recenti, violazioni della libertà religiosa si sono verificate nel 42% delle nazioni africane. Burkina Faso e Mozambico rappresentano due casi eclatanti. Ma anche la Russia perseguita le minoranze religiose, come i Testimoni di Geova. “ll cinico abuso della religione o del credo come strumento di discriminazione, ostilità e violenza dovrebbe essere condannato da tutti gli attori a ogni livello della società, hanno affermato ieri esperti delle Nazioni Unite e alti funzionari delle Nazioni Unite, rilasciano la seguente dichiarazione congiunta: “Oggi onoriamo queste vittime e riconosciamo la loro dignità intrinseca e diritti uguali e inalienabili come membri della famiglia umana, come sostenuto nella Dichiarazione universale dei diritti umani . La libertà di pensiero, coscienza, religione e credo è tutelata in tutti gli strumenti sui diritti umani. Nella Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione basata sulla religione o sul credo , la comunità internazionale si è impegnata a garantire che nessuno sia soggetto a discriminazione da parte di alcuno Stato, istituzione, gruppo di persone o persona per motivi di religione. Purtroppo, vediamo questi standard violati impunemente in ogni angolo del mondo attraverso un numero allarmante e la gravità delle violazioni, molte delle quali prendono di mira persone appartenenti a minoranze religiose o di credo . Considerando che gli Stati hanno la responsabilità primaria di promuovere e proteggere i diritti umani, queste violazioni sono particolarmente ripugnanti quando dirette dalle stesse autorità statali e quando rivelano modelli coerenti di gravi violazioni dei diritti umani. In altri casi, lo Stato non è in grado o non vuole proteggere le vittime di tutte le età dalla violenza o, peggio ancora, finanzia e sostiene questi atti che prendono di mira individui e comunità appartenenti a minoranze religiose o di credo, in particolare quelli con identità multiple emarginate. La violenza troppo spesso contribuisce ad emarginare ulteriormente popolazioni già discriminate”.

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